La cronologia dell’acqua

La cronologia dell’acqua di Lidia Yuknavitch, edito in Italia da Nottetempo – una casa editrice che apprezzo non solo per le scelte in catalogo, ma anche per l’interessante veste grafica e per la collana di poesia – è un memoir dalla scrittura impetuosa come l’acqua di un fiume in piena. Un libro crudo, non facile, con una narrazione dolorosa, a tratti disturbante. 

L’autrice ti prende per mano e ti trascina negli abissi della sua anima, segnata da aborti, droga, violenze. Ti tiene la testa sott’acqua e tu resti in apnea, annaspando per tutta la lettura. D’altronde un libro che lascia indifferente a cosa serve? Scrisse bene Franz Kafka in una lettera a Oskar Pollak: “Bisognerebbe leggere, credo, soltanto libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? […] Un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi”.

Infine, invocando le voci femminili che con le loro parole hanno lasciato il segno, la scrittura che cura, ti riporta pian piano alla luce e ti salva: “A volte una mente nasce tardi, emerge dalle onde in un viaggio lento. In fin dei conti non sei mai stata sola. Che benedizione, ciò che nasce nella solitudine. […] Non sono sola. Qualunque altra cosa ci sia o non ci sia, la scrittura è con me.”

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